Abbiamo intervistato Maria Quattrociocchi e Rosetta Riboldi, rappresentanti del coordinamento Umanità Migrante di Cinisello Balsamo, per approfondire le relazioni tra i residenti stranieri – o di origine straniera con cittadinanza italiana – e i residenti italiani.
La realtà è molto più complessa dell’ideologia.
Il divario culturale e generazionale diventa un muro difficile da abbattere. E la mancanza di informazioni in grado di andare oltre alla propaganda (di destra e di sinistra) favorisce l’isolamento e la ghettizzazione delle comunità.
Nonostante le iniziative a favore di un incontro socio-politico e culturale, la forza attrattiva non sembra essere sufficiente per coinvolgere tutti i residenti.
Temi sensibili come la Palestina riescono in qualche modo a creare interesse, ma quasi esclusivamente se diventano una forma di intrattenimento con personaggi famosi capaci di attirare il pubblico.
Anche in questo caso, però, è difficile coinvolgere le comunità straniere (di Cinisello Balsamo) che sembrano rimanere isolate all’interno del loro ghetto.
L’unico canale di comunicazione è la scuola. Qui, all’interno di un contesto educativo, è possibile trasmettere informazioni indispensabili per avvicinare i giovani residenti. L’educazione civica è un mezzo fondamentale per innescare le dinamiche della convivenza e imparare a conoscere la realtà in cui i ragazzi vivono. Perché saranno loro gli adulti di Cinisello Balsamo. E oggi abbiamo la responsabilità di produrre informazioni utili per cambiare il loro futuro.
“All’inizio c’erano i decreti sicurezza di Salvini e la gente si trovava di fronte a delle informazioni che non erano informazioni, ma che in realtà erano falsità. Era propaganda. La gente veniva spaventata – spiega la signora Rosetta e continua – Ricordiamoci che anche noi abbiamo vissuto il razzismo, anche noi abbiamo vissuto la sofferenza di lasciare la nostra casa”.
La mancanza di informazioni qualitative sono alla base del lavoro di questo coordinamento. La necessità di andare oltre alle narrazioni, che vengono costruite dai partiti politici prima e poi diffuse attraverso le testate giornalistiche, ha costretto questi residenti di Cinisello Balsamo a fare il lavoro che avrebbero dovuto fare (e dovrebbero fare) i professionisti dell’informazione.
“I cittadini di Cinisello Balsamo, e non solo, non conoscono bene a fondo queste situazioni e noi abbiamo cercato di far capire cosa ci sta dietro a una persona che migra da certi Paesi“. La televisione e la stampa in generale si limitano infatti a diffondere la propaganda di appartenenza politica, semplificando una realtà molto più complessa da comprendere.
Come abbiamo già spiegato nei precedenti articoli, all’interno del comune di Cinisello Balsamo vivono numerose comunità di stranieri. La più numerosa risulta essere quella araba/nord africana. Per entrare in contatto con questi residenti, il coordinamento Umanità Migrante ha quindi cercato di trovare canali di comunicazione favorevoli all’incontro, ma nonostante l’impegno il risultato non sembra essere soddisfacente. “Noi abbiamo cercato di coinvolgerle in varie occasioni, come le iniziative sulla Palestina e le giornate del rifugiato e del migrante. L’impressione però è che l’iniziativa politica non è mai presa in considerazione da queste comunità (di Cinisello Balsamo), Non riusciamo a coinvolgerle nelle attività più sociali o politiche che facciamo. L’unico ponte è la Parrocchia perché i ragazzini frequentano l’oratorio o vanno a lezione. Sfruttando questo canale riusciamo a entrare in contatto con le famiglie. Per cui c’è questa micro diffusione di persone che fanno delle cose. Qualcuno fa giocare i bambini mentre le mamme imparano l’italiano ad esempio. Attività spezzettate” raccontano le rappresentanti di Unità Migrante.
Da quello che sta emergendo durante la seconda fase del progetto di informazione, il divario culturale e generazionale tra vecchi e nuovi residente è aggravato da una convivenza difficile. “Il quartiere Crocetta è sempre stato un problema proprio perché quando hanno costruito quei casermoni, sia lì che a Sant’Eusebio, hanno raggruppato una serie di disagi. E quando si mettono insieme i disagi non si risolvono i problemi perché si isolano le cose. Noi non abbiamo la pretesa e la possibilità di entrare nelle singole problematiche dei migranti, che sono tante, perché questo problema va risolto e discusso a livello di quartiere con i rappresentanti eccetera. Non possiamo e non siamo noi a dover affrontare queste problematiche. Possiamo solo dire che vediamo una scarsa partecipazione delle varie comunità alle nostre iniziative. Si può presentare qualche singolo, ma non come comunità. Manca comunque un’informazione vera e purtroppo siamo profondamente ignoranti. L’elemento culturale è fondamentale”, sottolineano Maria e Rosetta.
Lavorare sull’ideologia dell’incontro però non basta per convivere all’interno di spazi urbanistici adeguati alla demografia. L’educazione civica nelle scuole è fondamentale in realtà così complesse, dal punto di vista etnico, e offre la possibilità di diffondere informazioni dettagliate agli adulti di domani: “Abbiamo proiettato il film Erasmus in Gaza che parla di un ragazzo poco più grande di loro. Alla fine gli studenti hanno chiesto spontaneamente di rintracciarlo per capire a fondo la situazione. Questo per far capire quanto è importante la scuola. Purtroppo è difficile entrare all’interno del sistema scolastico”, spiegano.
La difficoltà di arrivare ai giovani trasforma il divario culturale in un muro divisorio. Un argomento così sentito come la Palestina potrebbe però fungere da collante, “ma deve nascere da loro”, concludono.