BIBLIOTECA DEL LAVORO DOMESTICO: I DIRITTI DEI LAVORATORI/TRICI

Siamo cresciuti con la favola di Cenerentola, costretta a fare la serve di famiglia. Ma la storia cinematografica ha raccontato in mille modi diversi la vita della servitù domestica. Era uno status symbol. Un segno visibile della condizione economico-sociale di chi la “possedeva”.

Nelle famiglie povere, invece, le donne di casa facevano le serve e gli uomini andavano a lavorare.
La mansione domestica non era considerata un lavoro, ma un dovere. La vita famigliare doveva essere gestita dalla figura femminile in quanto moglie, madre e/o sorella. Perché la figura maschile – in quanto marito, padre e/o fratello – doveva occuparsi della gestione economica.

I cambiamenti culturali e sociali – nonostante sia una realtà radicata – stanno stravolgendo i ruoli all’interno delle famiglie, ma la mansione domestica resta ancora (culturalmente) un dovere. E non un lavoro.

La moglie-madre-sorella deve andare a lavorare fuori dalle mura di casa, esattamente come fa il marito-padre-fratello per affrontare le diverse crisi economiche che si susseguono di epoca in epoca.
In un contesto del genere chi tiene pulita la casa? Chi cucina? Chi fa la lavatrice? Chi stende e stira i panni? Chi cura i bambini? Chi cura gli anziani?

Questi sono sempre stati “doveri” della servitù o delle donne.

Pulire la casa, cucinare, lavare, stendere, stirare, curare i bambini e gli anziani, significa dedicare tutto il tempo a disposizione per svolgere queste mansioni. In un sistema capitalistico, però, il tempo è denaro. E tutto quello che è denaro, è LAVORO.
Con la dichiarazione universale dei diritti umani e la nascita del diritto del lavoro, il rapporto tra datore e lavoratore è stato regolamentato. Anche quello domestico.

“Partiamo dallo stipendio. I minimi retributivi sono stabiliti dal CCNL scritti nero su bianco. La retribuzione si basa sulla mansione. Su questo si basano i contributi che vengono pagati dal datore di lavoro. Il CCNL garantisce anche una serie di benefici. Dà l’opportunità di lavorare fino a 54 ore (massime) alla settimana. La mansione determina la retribuzione e le varie attività da svolge e NON svolgere – spiega Edsel Dwight Aguilo, responsabile dell’ufficio di competenza, e continua – Il lavoratore ha il diritto al riposo settimanale, non ancora purtroppo scontato”.

Un totale di 36 ore – 24 consecutive e 12 da concordare con il datore – che in un rapporto irregolare spesso non viene riconosciuto. Alcuni pretendono una reperibilità di 7 giorni su 7 per 24 ore al giorno. “Una concezione sbagliata e quasi meschina perché riduciamo questa figura a una serva/servo molto reperibile”, afferma il responsabile d’ufficio.

Difficile da riconoscere, con un lavoro in nero, è anche la retribuzione delle ore straordinarie: “Quando andiamo oltre l’orario definito dal contratto, il lavoratore domestico deve essere pagato. E deve essere pagato di più”, spiega Aguilo.

Il lavoro straordinario, infatti, è ben inquadrato. E rispetto alla fascia oraria/giornaliera c’è una maggiorazione di stipendio.

I giorni della settimana comportano un’altra variazione. Se il giorno di riposo della domenica, definito dal CCNL, non viene rispettato perché è stato cambiato in accordo con il datore, quest’ultimo lo deve inserire in busta paga perché la domenica (di lavoro) prevede una retribuzione diversa.

Abbiamo anche il diritto allo studio: “Il lavoratore può usufruire di una percentuale di ore a disposizione per riuscire a gestire la propria vita personale. Non è legato solo esclusivamente alla mansione che svolge. Grazie al CCNL è possibile far rispettare questi diritti e definire degli orari precisi quando si lavora e quando no. Quando si è reperibile e quando no”, sottolinea il responsabile.

È riconosciuto il diritto alla malattia e in base all’anzianità (relativa agli anni di lavoro) vengono definiti i giorni. Questi verranno pagati dal datore e non dall’Inps.

“Partiamo da un minimo di 8 fino ad arrivare a 15 di cui i primi tre sono pagati al 50 per cento. I restanti al 100 per cento. In base agli anni di lavoro che variano da 0 a 6 mesi, da 6 mesi a 12, da 12 a 24 e da 24 in poi, si calcolano i giorni. Per averne 15 è necessario lavorare da almeno due anni. Per quanto riguarda invece la conservazione del posto di lavoro, c’è una tabella da seguire. Ad ogni scatto di anzianità corrisponde un periodo specifico. Sono previsti 180 giorni dai due anni di lavoro in poi”.

Tornando alla malattia: “Coloro che purtroppo hanno problemi di salute oncologici sono tutelati molto bene. Possono infatti prolungare i giorni a disposizione. Esiste poi la cassa Colf da cui il lavoratore può attingere, per una serie di situazioni di salute, dal punto di vista economico e di assistenza. È un diritto importante e per questo vi chiedo di sottoscriverla sempre quando pagate i bollettini Inps – sottolinea Aguilo.

 Sono veri e propri diritti, anche se considerati normali, il TFR e la tredicesima. Grazie al CCNL è previsto il preavviso di due settimane. Un diritto importantissimo perché all’interno di un rapporto in nero il datore può lasciare senza lavoro il lavoratore dall’oggi al domani.

Capire l’importanza di questa rivoluzione culturale, politica ed economica significa restituire il valore fondamentale a una delle mansioni più importanti di cui l’intera collettività necessita. Il lavoro domestico è infatti indispensabile per la società e chi lo svolge ha un ruolo equamente importante.

“Con il CCNL i diritti riconosciuti sono molti, scritti nero su bianco – afferma Aguilo e conclude – Diritti che NON esistono se non stipulate un contratto”.

-Metodo Giornalistico Codificato-

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