Il dovere principale del datore di lavoro domestico è considerare alla pari chi svolge questa professione, proponendo fin da subito un rapporto lavorativo regolare.
Il riconoscimento della dignità e del valore professionale del lavoratore infatti è alla base dei doveri di un datore di lavoro.
“È suo dovere sottoscrivere la lettera e il contratto di assunzione prima di iniziare qualsiasi attività, quindi prima della denuncia all’Inps. Inoltre deve provvedere a tutta una serie di obblighi per formalizzare ufficialmente l’inizio. Partendo da qui, c’è poi una lista di doveri non scritti che è tenuto a rispettare. Quando parliamo di lavoro domestico, il datore deve fare uno step in più rispetto a quello che viene richiesto in un normale ufficio: deve considerare il lavoratore parte della famiglia” sottolinea Edsel Dwight Aguilo, responsabile dell’ufficio di competenza del Caf patronato MCL di Cinisello Balsamo.
“In ogni casa quindi in ogni famiglia, ogni persona ha una storia diversa. Per capire meglio cosa significa facciamo un esempio – racconta Aguilo e continua – Immaginiamo di ospitare una persona, perché il lavoratore che entra in casa nostra a lavorare è comunque un ospite. Abbiamo il dovere di dargli il benvenuto e farlo sentire a proprio agio. Se il lavoratore convive dobbiamo garantire vitto e alloggio dignitosi. Questa non è solo formalità, ma è un vero e proprio dovere del datore di lavoro. Devono essere consoni e idonei per la riservatezza nel rispetto dei suoi diritti in quanto persona”.
A differenza del contesto normale di ufficio, il rapporto che deve instaurarsi tra la persona estranea e il nucleo famigliare deve superare quelle barriere che ostacolerebbero la fiducia e il rispetto reciproco in un contesto così intimo come le quattro mura di casa. Se il lavoratore deve integrarsi all’interno della famiglia, la famiglia deve dargli gli strumenti per farlo.
“Non è più solo un rapporto di lavoro, ma diventa personale. Non parliamo più esclusivamente di lavoro, parliamo di vita”, spiega Aguilo.
Questo settore, come abbiamo già raccontato nei precedenti articoli, accoglie la percentuale più alta di immigrazione femminile. Ed è un dovere del datore conoscere e rispettare la persona che ha davanti: “Non è solo una questione personale o professionale, ma diventa anche sociale. È in un contesto simile che avviene la vera integrazione” sottolinea il responsabile.
![](https://www.insiemesipuoonlus.it/wp-content/uploads/2024/12/WhatsApp-Image-2024-12-18-at-12.12.41-2.jpeg)
Purtroppo però c’è ancora chi considera l’immigrato un servo, una persona non alla pari. Non lo vede come essere umano e in alcuni casi chi ha lasciato il proprio Paese per costruire una vita migliore, arriva con traumi di guerra, abusi e violenza.
Riconoscere l’aspetto umano diventa perciò essenziale per instaurare un rapporto fondato sulla comprensione reciproca. “E solo un’informazione approfondita può aiutare ad acquisire maggiore consapevolezza della realtà in cui viviamo”, conclude Aguilo.
-Metodo Giornalistico Codificato-