BIBLIOTECA DEL LAVORO DOMESTICO: I DOVERI DEL LAVORATORE

L’integrazione come strumento di lavoro e processo sociale

Il Lavoro domestico è il settore che accoglie la percentuale più alta di immigrazione femminile. E l’integrazione sociale, culturale, politica ed economica avviene proprio attraverso il lavoro. “Oggi le lavoratrici domestiche italiane rappresentano la minoranza in questo settore. La maggioranza è straniera”, afferma Edsel Dwight Aguilo, responsabile dell’ufficio di competenza presso il Caf patronato MCL Circolo Crocetta.

Ci sono diversi motivi che spiegano il cambiamento epocale:

-È uno dei settori con il tasso più alto di lavoro nero, quindi molto più accessibile per coloro che non sono in regola.

-È una mansione storicamente femminile, a causa di un retaggio patriarcale universale.

-È un lavoro che ancora non ha dignità e valore socialmente riconosciuti.


Negli anni l’immigrazione femminile in Italia si è consolidata all’interno di questo settore costruendo una rete internazionale, che grazie al cosiddetto “Passaparola” ha messo le sue radici.
Quando parliamo di lavoro domestico e lavoratori, perciò, parliamo di donne e immigrazione.

Aguilo è figlio di una donna che ha costruito la sua indipendenza economica con questo lavoro e si batte per riqualificare il settore proprio grazie alla sua esperienza personale: “Mia mamma era una lavoratrice domestica. Le mie zie anche. E molte famiglie straniere in Italia sono riuscite a vivere dignitosamente come la mia. Per questo è importante il progetto di informazione che stiamo portando avanti. Regolarizzare questa professione significa restituire dignità e valore sociale a chi la svolge”, spiega il responsabile dell’ufficio di competenza.

Nei precedenti articoli abbiamo elencato i diritti dei lavoratori e datori di lavoro domestico che il CCNL riconosce, tutela e garantisce. Oltre ai diritti, però, ci sono anche i doveri.

Il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro – che abbiamo pubblicato per intero sul nostro sito – definisce nero su bianco quelli che sono i doveri di qualsiasi rapporto lavorativo. Come abbiamo già sottolineato precedentemente però, le quattro mura domestiche non sono paragonabili a quelle di un normale ufficio.

Il lavoratore/lavoratrice quando entra in casa di una famiglia entra nella sfera privata di queste persone. Entra nella loro intimità, nella loro privacy. Per questo motivo ci sono dei doveri verbali, quindi non scritti, difficili da codificare con un CCNL perché sono soggettivi. Però possiamo decifrare quelle che sono le basi di un rapporto così delicato e complicato da instaurare.

“I doveri che impone il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro sono scritti per permettere al lavoratore di svolgere al meglio la sua mansione. Ad esempio ha il dovere di preavviso e di avviso in caso di assenza. Questo perché ogni famiglia ha le sue esigenze e quindi deve avere il tempo per organizzarsi. Il lavoratore quindi ha il dovere di non destabilizzare i ritmi del nucleo famigliare in cui lavora – spiega Aguilo e continua – Questo implica degli accordi verbali che non sono scritti sul CCNL ma che sono vitali per entrambe le parti. Parliamo di rispetto, integrazione e inclusione da parte del lavoratore per potersi prendere cura della casa e delle persone che assiste. In questo contesto, il datore di lavoro è molto più vulnerabile perché non c’è quella barriera formale che definisce i ruoli”.

La situazione si complica quando la cultura di appartenenza del lavoratore incontra quella diversa del datore: “Deve prevalere ovviamente il buon senso, ma soprattutto il rispetto per poter riuscire a relazionarsi. Parliamo di tradizioni, abitudini, atteggiamenti, mentalità. Per far si che avvenga l’integrazione, entrambe le parti devono collaborare. La fiducia è fondamentale e si costruisce con la volontà di tutti. Questo è sicuramente un dovere”, afferma Aguilo.

“Chi entra in casa a lavorare è sì estraneo, ma spesso è anche straniero. Quindi proviene da altre comunità, altre nazionalità. E in Italia questo è molto evidente. È importante perciò sottolineare che oltre ai classici doveri del CCNL, il lavoratore deve anche essere predisposto a integrarsi all’interno di una nuova cultura”, sottolinea il responsabile.

Si parla poco dell’impatto sociale che ha il lavoro domestico sull’integrazione culturale, politica ed economica. Oltre a essere sottovalutato come professione, viene sottovalutata anche la sua funzione. Mette infatti a contatto diretto chi emigra dal proprio Paese e chi lo accoglie a casa sua, letteralmente. È all’interno delle quattro mura domestiche che avviene la vera integrazione. E valorizzare questo lavoro significa anche valorizzare il processo di inserimento.

“La voglia di integrarsi c’è perché diventa necessario quando devi aiutare qualcuno. Per farlo devi conoscere chi stai aiutando e l’integrazione avviene per forza. Nel tempo questo processo si trasforma in un’occasione bellissima per condividere le cose in comune, scoprire cose nuove e iniziare un percorso insieme”, conclude Aguilo.

-Metodo Giornalistico Codificato-

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