CONTRATTO DI ASSUNZIONE PER LAVORATORI DOMESTICI

INTERVISTA A EDSEL DWIGHT AGUILO

-Metodo Giornalistico Codificato-

Il lavoro irregolare è sintomo di una società malsana e tutti noi abbiamo la responsabilità di risanarla.

Abbiamo intervistato Edsel Dwight Agulio, impiegato nel settore immigrazione e addetto al lavoro domestico presso il Caf patronato in via Stalingrado 16 – Cinisello Balsamo (MI) – che spiega nel dettaglio la sua attività: “Facciamo parte del Movimento Cristiano Lavoratori (MCL) e offriamo molti servizi. Il nostro ruolo è fondamentale perché i rapporti di lavoro devono essere assistiti da persone competenti”.

La formazione degli operatori – e di tutte le figure professionali che collaborano con il Caf e MCL – ha sempre fatto la differenza sul territorio: “Noi assistiamo i lavoratori, in questo caso nella maggioranza donne, e i datori di lavoro” sottolinea riferendosi alle famiglie che si rivolgono alle badanti per la cura dell’anziano. “L’obiettivo è unire domanda e offerta. Diventiamo così dei mediatori che grazie all’attività svolta dei nostri professionisti, all’indagine sul campo e alla ricerca di notizie verificate, siamo in grado di trasformare tutte le informazioni raccolte in strumenti di assistenza unici ed esclusivi”, spiega.

“In questo settore c’è molto lavoro nero. Ci sono tanti motivi, ma noi vogliamo rispondere a un altro punto interrogativo: perché è conveniente regolarizzare questo tipo di lavoro?”, domanda.
“I diritti. Per entrambe le parti”, afferma.

“Il lavoratore domestico è tutelato a ogni livello. Se il rapporto di lavoro è iscritto all’INPS ha la possibilità di chiedere il rimborso per i ticket, di continuare a percepire lo stipendio durante la malattia o il ricovero in ospedale e tutta una serie di situazioni che altrimenti non verrebbero riconosciute.
Spesso molte persone straniere pensano che il lavoro irregolare sia più conveniente economicamente. Meglio qualche euro in più. Facendo così però rinunciano a tutto – racconta e continua – Solitamente vengono pagate 10 euro all’ora, ma poi non hanno nient’altro. Se ad esempio si infortunano durante il lavoro, dovranno mentire per non andare nei guai. Quindi niente tutele, niente rimborsi, niente diritti. Non potranno chiedere nulla al datore di lavoro e non saranno coperte durante il periodo di assenza. Potrebbero anche perdere il posto e ritrovarsi in mezzo alla strada da un giorno all’altro come spesso accade anche quando l’anziano muore. In questo caso, senza un contratto regolare iscritto all’INPS, non avranno il diritto alla Naspi che diventa fondamentale per coprire il tempo necessario che intercorre tra un impiego e l’altro”.

Per questi motivi Edsel Dwight Agulio e tutte le figure professionali connesse vogliono cambiare un sistema che non può continuare a funzionare in questo modo.

“Tramite noi potranno iscrivere un contratto di assunzione (determinato o indeterminato) in relazione alla domanda del datore di lavoro. La differenza tra noi e un’agenzia privata è sicuramente l’esperienza e il costo nettamente inferiore. Lavoriamo sul campo da molti anni e conosciamo perfettamente le esigenze di tutti – spiega e aggiunge – Anche i datori di lavoro hanno dei diritti che devono essere tutelati. Spesso chi ha il bisogno di rivolgersi a una badante non ha nemmeno la consapevolezza di esserlo. Per questo motivo abbiamo scritto un vademecum che rilasciamo a entrambe le parti quando iscriviamo un rapporto e creiamo la pratica. Abbiamo infatti codificato diritti e doveri che lavoratrici/lavoratori e datori di lavoro hanno e devono rispettare. È ovvio che se le persone non hanno a disposizione tutte le informazioni relative alla loro situazione non si pongono nemmeno le domande corrette. Di conseguenza andranno verso la direzione opposta”.

Le dinamiche sono complesse e occorre analizzare diversi aspetti sociali, culturali ed economici: “Credo anche che il loro ragionamento sia figlio del ‘qui e ora’ senza però pensare a lungo termine. Se lavori in nero o offri lavoro in nero non hai regole da seguire e tutto si basa su un accordo verbale che in molti casi non viene rispettato. Come puoi farlo rispettare se non è scritto nero su bianco da nessuna parte? La badante può abbandonare la famiglia in qualsiasi momento. E viceversa. Come fai ad appellarti e a chi?
Ovviamente noi non possiamo andare da ogni persona e convincerla a venire da noi. Possiamo però
sfruttare le piattaforme social per inserirci nelle comunità. Vogliamo presentarci come mediatori che hanno competenze, esperienza e voglia di cambiare un sistema sbagliato – afferma e continua – Io sono convinto che ci siano molte persone interessate, ma mancano gli strumenti. Non sanno a chi chiedere. Non sanno dove cercare informazioni. Si basano sul passaparola che spesso non riporta la realtà dei fatti. Ovviamente raccontano la loro esperienza se non possono attingere ad altre fonti. E qui entriamo in gioco noi. Ci sono stati casi in cui le persone sono venute solo a chiedere informazioni e questo mi riempie il cuore perché significa che qualcosa sta cambiando”.

Oltre alle competenze e alla formazione, c’è anche la storia personale: “Mi piace il mio lavoro perché so che tanti miei compaesani, tanti altri stranieri ma anche italiani, stanno andando verso questa direzione.
Sono felice perché tantissimi immigrati finiscono per lavorare in questo settore, soprattutto donne. Prendo come esempio mia madre. Lei ha una qualificazione per lavorare come ostetrica nelle Filippine. Non parlando l’italiano, non avendo tradotto i titoli di studio e intrapreso tutto il percorso per riconoscere il valore legale in Italia, ha purtroppo accettato la realtà e quello che le proponeva. È importante sottolineare che il lavoro domestico è una professione dignitosa e fondamentale per la società. Purtroppo però a causa di un disvalore culturale viene sottovalutato, sminuito e discriminato. Grazie allo stipendio di mia mamma io sono cresciuto e diventato quello che sono. Grazie al suo lavoro abbiamo una casa, una macchina e siamo riusciti a vivere con dignità. Magari, però, avrebbe voluto intraprendere un altro tipo di percorso. La strada che è stata in qualche modo costretta a scegliere le è stata “tramandata” dai sui famigliari.
E conosco tante persone che hanno avuto la stessa esperienza”

Per lo Stato potrebbe essere conveniente incentivare il lavoro regolare abbassando le tasse, ma sembra ancora lunga la strada da percorrere e questo complica ogni tentativo di risanamento.

“Mi è capitato di ritrovarmi davanti persone che, convinte di procedere, hanno poi cambiato idea. Grazie ai dati aggiornati che abbiamo a disposizione riusciamo a fare un prospetto relativo alle spese per entrambe le parti. E purtroppo alcuni scelgono di non continuare. Gli unici strumenti che abbiamo per promuovere il lavoro regolare sono i diritti e la prospettiva di un lavoro a lungo termine che possa diventare poi una vera e propria professione pari a tutte le carriere professionali riconosciute, tutelate e valorizzate”, conclude.

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